Condividiamoun interessante articolo pubblicato sul Blog del nostro Fornitore di Soruka, ALTRAQUALITA'
Abbiamo pensato di proporvi una riflessione che ci è nata leggendo l’articolo “The Truth About ‘Vegan Leather’” da cui abbiamo preso informazioni e spunti.
Il dibattito sulla pelle e sulle alternative ad essa è acceso: numerosi marchi hanno iniziato a bandire la vera pelle dalle loro collezioni, ma il lavoro per trovare un sostituto con un reale basso impatto e una reale efficienza (qualità, resistenza, lavorabilità) d’uso è ancora lungo. Basti pensare che la pioniera dell’alta moda sostenibile (a livello ambientale almeno) Stella McCartney ha lanciato la sua etichetta con l’impegno di non utilizzare pelle ancora nel 2001. L’alternativa si è rivelata però la plastica, che è tutt’ora presente nelle collezioni di ecopelle di McCartney, anche se il brand sta cercando altre opzioni.
La maggior parte delle alternative alla vera pelle attualmente sul mercato è una serie di variazioni a tema plastica convenzionale. Ciò include la prima “It” Bag della Gen-Z, la famosa ” Bushwick Birkin ” di Telfar, realizzata con una miscela di poliestere e poliuretano per renderla più economica.
Il panorama è diventato così confuso che Textile Exchange ha raccomandato ai marchi di non chiamare più “pelle” i materiali che NON derivano da pelle animale, per evitare di confondere sintetici a base fossile e nuove alternative a base vegetale.
Il problema è che neppure i nuovi materiali a base vegetale, ricavati da scarti agricoli, ad esempio, garantiscono una totale trasparenza e un basso impatto per tipo di lavorazione, energie e processi, inoltre non hanno ancora un grado di stabilità di prodotto tale da poter essere impiegati su larga scala e per tutte le lavorazioni.
Per questi motivi vediamo in Soruka, sia nell’idea alla base del marchio sia nella sua concreta realizzazione, una vera alternativa sostenibile. Questo perché:
– la pelle utilizzata proviene da RIMANENZE, da qualcosa di già esistente che altrimenti sarebbe stato gettato;
– le rimanenze trovano nuova vita senza subire ulteriori processi, ma semplicemente una lavorazione manuale artigianale che valorizza l’esistente;
– non vengono utilizzate colle o solventi chimici per assemblare le borse e finalizzarle:
– i nuovi prodotti che nascono sono di grande qualità e quindi durano nel tempo: la pelle invecchiando diventa ancora più bella e vissuta.
– Il processo produttivo coinvolge maestri pellettieri indiani equamente retribuiti, che possono valorizzare e trasmettere la loro professionalità.
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