Il Commercio Equo e Solidale è un movimento che vanta oltre 40 anni di attività a sostegno di contadini e artigiani del Sud del mondo. E’ un'alternativa concreta e sostenibile alle iniquità del commercio internazionale, che punta al ritorno ad un’economia reale e tangibile, fatta da persone per le persone in cui il lavoro è un diritto e un veicolo che porta dignità e futuro a milioni di lavoratori, soprattutto nel Sud del mondo.
Il Commercio Equo e solidale garantisce ai produttori un giusto guadagno e condizioni di lavoro dignitose, elimina le intermediazioni speculative e sostiene, con il prefinanziamento, progetti di autosviluppo.Le organizzazioni di produttori non si avvalgono di manodopera minorile e prevedono una forte presenza di donne nei processi decisionali e partecipativi garantendo così alle famiglie una maggiorazione del reddito. In tutte le fasi di produzione viene garantita la tutela dell'ambiente e le coltivazioni rispettano le colture locali e la biodiversità.
Sono due le parole chiavi da ricordare, con estrema semplicità, parlando di commercio equo:
A queste possiamo aggiungere in molteplici casi il concetto di progetti sociali, favoriti direttamente presso i Paesi produttori. Come si combinano assieme questi concetti? Proviamo a spiegarlo con un settore specifico, quello del caffè, un prodotto particolarmente importante sia sui consumi sia sul piano culturale, simbolo di colonialismo e post-colonialismo.
Fino al 1989 gli accordi ICO (International Coffee Organization) tra Paesi produttori e Paesi consumatori stabilivano prezzi minimi e massimi per il caffè, mantenendo in equilibrio questo mercato. Dal 1989, dopo la scadenza degli accordi ICO l’estrema liberalizzazione del mercato, il prezzo del caffè è diventato dominio di multinazionali e grandi investitori finanziari.
Le grosse aziende hanno potere di determinare i prezzi perché muovono quantità enormi; gli speculatori finanziari, invece, “sporcano” il mercato perché acquistano e rivendono partite di caffè ancor prima che siano state prodotte, senza mai scambiare la merce “fisicamente”: attraverso i contratti a termine (o futures) speculano sul fatto che l’aumento della domanda fittizia da loro creata gonfia i prezzi e di conseguenza aumenta gli utili che derivano dalla loro rivendita.
Indipendentemente dalle oscillazioni di Borsa, il commercio equosolidale paga un prezzo equo ai produttori, fraziona i profitti secondo logiche di dignità e rispetto, non crea intermediari inutili e stabilisce rapporti diretti, paritari e continuativi con i produttori. C’è un prezzo minimo garantito, basato sul giusto prezzo concordato col fornitore, differente da Paese a Paese e per caffè arabica e robusta, lavati o naturali, ed è fissato in base alle esigenze reali dei coltivatori (costo del lavoro, costo delle materie prime e progetti di sviluppo). Per l’arabica lavato, per esempio, il prezzo minimo garantito è di 125 $ per 100 libbre, a cui si aggiungono i premi previsti per tutti i produttori equosolidali: un premio “sociale” di 20 $ per 100 libbre, destinato ai progetti a beneficio della comunità, e un premio “bio” di 30 $ per 100 libbre, se il caffè è biologico.
Inoltre, in caso di richiesta da parte del produttore, Ctm altromercato garantisce anche un prefinanziamento a tasso zero, che viene erogato al momento dell’ordine e può arrivare anche oltre il 50% del valore dell’acquisto.
Gli economisti parlano di effetti diretti del commercio equo e solidale, riscontrabili sulla crescita economica di un paese, ovvero in una più ragionevole distribuzione della ricchezza. Accanto a questi occorre inoltre sottolineare altri effetti indiretti, che si riflettono nella spinta fornita a tutto il sistema produttivo “for profit” alla responsabilità sociale d’impresa, ed al controllo della propria filiera produttiva, di fronte ad un consumatore sempre più informato e attento ai profili di sostenibilità ambientale ed etica dei prodotti.
Da anni, il commercio equo e solidale propone focus, approfondimenti e progetti sociali che mettono al centro la figura della donna ed il suo ruolo nella società.
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