Da oltre 20 anni dalla parte delle donne. Tutti i giorni. Il commercio equo e solidale, nella maggior parte dei suoi progetti, ha lavorato in questi anni per offrire autonomia alle donne, dare un valore esplicito al loro ruolo nella società, offrire molteplici occasioni per la propria autodeterminazione, per scelte indipendenti e consapevoli.
WFTO sostiene l'empowerment femminile come “fattore fondamentale per la crescita economica e prerequisito verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs)”. E’ l’idea che quando migliora la vita di donne e ragazze, tutte la società ne beneficia. Il commercio equo favorisce l’accesso al mondo del lavoro a condizioni paritarie e continuative, migliorando istruzione, salute ed alimentazione delle donne e delle loro famiglie (UN Women Report – “Why gender equality matters across all SDGs”, 2018, unwomen.org). In molti paesi fin da giovanissime le donne si confrontano con un iniziale svantaggio sia nell’accesso all’assistenza sanitaria che ad una corretta alimentazione, svantaggio che si traduce spesso nel settore dell’istruzione, e dunque minore possibilità di consolidare consapevolezza e competenze, necessaria a cogliere le opportunità di lavoro migliori e stabili.
ActionAid stima che quasi una donna su tre ha alta probabilità di subire violenze nella sua vita, con conseguenze fisiche e mentale che si rifletteranno nelle proprie possibilità di mobilità, di partecipazione politica, di istruzione, limitando così anche il proprio essenziale apporto alla creazione di valore sociale (ActionAid Report 2018 “Dalla retorica ai diritti: verso un commercio attento al genere”).
Un approccio equo di genere nelle relazioni commerciali sta caratterizzando la maggior parte dei progetti di impresa sociale realizzati nel mondo dal commercio equo e solidale, riducendo gli svantaggi ed interrompendo un rischio significativo di esclusione sociale, ma anche di violenza.
Le donne hanno maggiore probabilità di subire violenza se hanno un basso livello di istruzione, se hanno subito già abusi durante l’infanzia, e se nella società è diffuso un atteggiamento di privilegio maschile sulle donne.
Ecco perché molte iniziative imprenditoriale del commercio equo si rivolgono al mondo femminile, con obiettivi importanti:
Sono tanti i progetti del commercio equo che valorizzano la figura della donna, ed hanno contribuito nel territorio di riferimento a diffondere una cultura di parità, da coltivare in un contesto di impresa sociale sostenibile nel lungo periodo. Principi che troviamo in prodotti di tutti i giorni.
Basta pensare al Mascobado, lo zucchero di canna biologico prodotto nelle Filippine dal Panay Fair Trade Center, fondato da Ruth Fe Salditos, che combatte da molti anni per i diritti dei lavoratori, subendo pressioni, minacce e violenze (tra cui la morte del compagno nell’agosto 2018).
Lo stesso vale per Creative Handicrafts, fondato dall’intuizione di suor Isabel Martin, che inizia a lavorare con due donne in uno slam di Mumbai, arrivando ad occupare, oggi, 700 donne nella produzione e lavorazione di tessuti per la casa. Un gruppo di lavoratrici produce cucina da asporto e catering, per consentire anche a donne economicamente svantaggiate la partecipazione al lavoro ed alla vita sociale. Le donne sono coinvolte in un percorso formativo sulla moda, ma anche sulle capacità organizzative e manageriali.
Una storia comune anche a Quid, che in Italia offre a più di 100 persone, principalmente donne con un passato di fragilità, una opportunità lavorativa nel settore dell’abbigliamento ed accessori.