Cosmesi sostenibile
La sostenibilità è stata definita dalla Commissione delle Nazioni Unite (ONU), nel 1987, come "soddisfare i
bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri
bisogni".
Il mondo della cosmesi ha un impatto significativo sull’ambiente, che si manifesta in vari modi lungo l’intera
filiera produttiva. Dalla produzione delle materie prime all’imballaggio e allo smaltimento, ogni fase può
contribuire a problemi ambientali come inquinamento, deforestazione, eccessivo consumo di risorse idriche
ed emissioni di gas serra.
L'industria cosmetica è sempre più attenta all'impatto ambientale, sociale ed economico della produzione e
dell'uso dei suoi prodotti. La sostenibilità nei cosmetici viene affrontata innanzitutto nella fase di
progettazione, che influenza tutte le fasi successive. Durante la selezione e l'approvvigionamento delle
materie prime, la sostenibilità può essere aumentata sostituendo gli ingredienti convenzionali con
alternative sostenibili, utilizzando ingredienti del commercio equo e solidale, riciclando i sottoprodotti
dell'industria agroalimentare in ingredienti a valore aggiunto e sviluppando prodotti solidi senz'acqua per
ridurre l'impronta idrica ed eliminare il packaging in plastica. Inoltre, le aziende stanno anche educando i
consumatori a un uso sostenibile dei cosmetici. Nella fase successiva al consumo, il riciclo, il riutilizzo o la
ricarica delle confezioni usate sono da preferire allo smaltimento in discarica. Infine, le aziende devono
anche affrontare l'impronta di carbonio derivante dalle varie fasi di distribuzione.
Principali fasi del ciclo di vita di un prodotto cosmetico
I principali impatti ambientali legati al mondo della cosmesi sono:
1. Produzione di materie prime: molti ingredienti cosmetici, come l’olio di palma, contribuiscono alla
deforestazione e alla perdita di biodiversità. Inoltre, alcuni ingredienti chimici possono essere tossici
per l’ambiente e persistere nell’ecosistema. Per questo, una selezione attenta e consapevole degli
ingredienti contenuti in un prodotto è fondamentale.
2. Imballaggio: il packaging è spesso realizzato in plastica monouso, una delle principali fonti di rifiuti
non riciclabili. Molti di questi rifiuti finiscono in mare e oceani, contribuendo all’inquinamento
marino.
3. Produzione e distribuzione: le attività industriali necessarie per produrre cosmetici comportano un
elevato consumo energetico e idrico, oltre a emissioni di CO2. La distribuzione globale aggiunge
ulteriori impatti, legati soprattutto ai trasporti.
4. Smaltimento: i cosmetici e i loro imballaggi, se non smaltiti correttamente, possono contribuire
all’inquinamento del suolo e dell’acqua. Inoltre, alcuni prodotti contengono microplastiche che, una
volta rilasciate nell’ambiente, possono essere ingerite dalla fauna marina, entrando così nella
catena alimentare.
Importanza di alternative sostenibili
Adottare alternative sostenibili è cruciale per ridurre l’impatto ambientale dell’industria cosmetica. Questo
può includere:
- Formulazioni ecocompatibili: utilizzare ingredienti naturali, biologici e biodegradabili che riducono il
danno agli ecosistemi.
- Packaging sostenibile: sviluppare imballaggi riutilizzabili, riciclabili o realizzati con materiali riciclati e
facilmente riciclabili.
- Produzione a basso impatto: ridurre l’uso di acqua ed energia durante la produzione, implementare
tecniche di produzione pulita e promuovere l’uso di energie rinnovabili.
- Economia circolare: progettare prodotti con una visione orientata al ciclo di vita completo,
promuovendo il riutilizzo e il riciclaggio per minimizzare i rifiuti.
In sintesi, passare a un modello di cosmesi sostenibile è essenziale non solo per preservare l’ambiente, ma
anche per rispondere alla crescente domanda dei consumatori di prodotti più etici e rispettosi della natura.
OFFICINA NATURAE
Officina Naturae è un’azienda di cosmesi nata a Rimini nel 2004. Il loro mantra è quello di essere il più
sostenibili possibile, con una continua ricerca del packaging perfetto a minor impatto. Rilevante è senza
dubbio la loro linea CO. SO, cosmetici solidi 100% plastic-free, tra cui shampoo, balsamo, creme viso, ma
anche detergenti e deodoranti per la casa. Prediligono ingredienti biologici, vegetali, a basso impatto e a
filiera corta. La loro trasparenza e coerenza li ha resi noti come “Green Heroes”, riconosciuti come pionieri
di uno stile di vita “zero waste”.
Abbiamo avuto l’opportunità di conoscerli più da vicino e chiacchierare con loro, Luca e Silvia, i soci
fondatori di questa realtà, chiarendo gli aspetti principali della loro attività, i punti di forza ma anche le
principali criticità del loro settore.
Viene qui riportata la versione integrale di questo incontro.
- Officina Naturae è nata nel 2004, ancora ai tempi non era troppo mainstream il
tema della sostenibilità come lo è oggi, a cosa vi siete ispirati e com’è partita l’idea?
(Luca): “L’idea è nata all’interno dei GAS (Gruppo di Acquisto solidale) di Rimini, gruppi di famiglie o singoli
che si mettono assieme per seguire alcuni criteri comuni, come comprare direttamente dai fornitori, con
filiera corta, materie prime e della zona, possibilmente biologiche. Si tratta quindi di piccoli produttori,
escludendo quindi GDO o mass market. Io e Silvia, la mia socia, eravamo all’interno dei GAS di Rimini, che
stava comprando prodotti che purtroppo erano dichiarati ecologici ma di fatto non lo erano. Io sono
geometra ma mi occupo di bioedilizia dal 1995, in tempi ancora meno sospetti. Silvia invece è CTF, chimico
tecnico farmaceutico. Quando siamo entrati all’interno dei GAS di Rimini, vedendo che c’era questo
problema di prodotti dichiarati ecologici ma che non lo erano, abbiamo capito che mancava sul mercato
un’azienda di riferimento green. Quindi abbiamo scelto di passare ad essere da consumatori critici a
produttori critici.”
- Come mantenere credibilità e trasparenza in un panorama in cui tante aziende
peccano di green washing?
“Sicuramente un nostro punto di forza è la coerenza, siamo nati proprio come azienda con questi ideali e da
20 anni continuiamo su questa strada. Quindi sicuramente la coerenza e la trasparenza del nostro percorso.
La difficoltà, poi, sta nel comunicare questa coerenza al giorno d’oggi in cui emergono continuamente
alternative cosiddette ecologiche anche da parte delle grandi aziende, come L’Oreal e Garnier. Ormai
“sostenibile” si legge ovunque e la difficoltà sta nel riuscire ad emergere.”
- Riguardo alle vendite, negli ultimi tempi si è verificato un aumento oppure no? Era
più facile all’inizio quando il tema della sostenibilità era una novità oppure
comunque si è verificato un incremento con il passare degli anni?
“Le vendite hanno subito un incremento. Nel 2004 eravamo una novità all’interno dei GAS, ma uscendo da
quella realtà il settore era piuttosto limitato. Pian piano si è formata una coscienza maggiore nei
consumatori e il mercato si è allargato, beneficiando anche noi come azienda.”
- Anche perché ai tempi non c’erano i social per farsi conoscere più rapidamente...
Come è cambiata la comunicazione con l’uso dei social? È più facile raggiungere e
sensibilizzare un nuovo pubblico?
“Stava nascendo in quegli anni Facebook, quindi di certo non era il mezzo di comunicazione più adatto per
farsi conoscere all’inizio. Partecipavamo per lo più a fiere del biologico ed eventi del genere. Ora è molto più
facile raggiungere un nuovo pubblico ed emergere. Basti pensare che molte nuove piccole aziende oggi
nascono e scoppiano all’improvviso proprio tramite marketing ed influencer sui social.”
- Il fatto di avere distribuzione prevalentemente in botteghe e piccoli fornitori è una
scelta oppure sareste favorevoli ad allargarvi anche su un mercato più ampio?
Questa espansione influirebbe negativamente sul lato della sostenibilità?
“Noi vendiamo tramite il nostro sito online e tramite piccoli fornitori e botteghe. Questa è stata una scelta
fin dall’inizio, ma anche quando questo trend è diventato più “popolare”. In molti ci hanno contattato, si
trattava di grossi gruppi, aziende di un certo livello. La nostra scelta è stata quella di non entrare nella GDO, grande distribuzione organizzata, né presso per esempio NaturaSì, che è una grande distribuzione
organizzata ecologica, perché in ogni caso quando scegli di far parte di questi gruppi, devi sottostare a
regole di mercato che fanno scendere la qualità del prodotto. Quindi per forza di cose espandersi nel grande
mercato influirebbe negativamente sul lato della sostenibilità. Per esempio, per un nostro litro di shampoo,
la quantità di attivi per garantire certe performance è molto alta. Un consumatore medio, anche se si
aggiungesse un 15% di acqua in più, non se ne accorgerebbe. Aumenterebbe la dose di detersivo o
shampoo e consumerebbe di più. Per me produttore sarebbe conveniente, perché quel 15% di acqua in più
mi costa molto meno rispetto agli ingredienti attivi. E questo è un po’ quello che imporrebbero se si entra
nella GDO. Per esempio in NaturaSì con un detersivo liquido da bucato, un litro corrisponde a 10 lavaggi,
mentre con un nostro litro ne fai 25. Ovviamente il prodotto acquistato in NaturaSì costa molto meno, ma 1)
è diluito con acqua, 2) ha una durabilità inferiore. Purtroppo, il consumatore medio, se guarda soltanto al
prezzo sullo scaffale, sceglierà comunque il prodotto della grande distribuzione.”
- Come nasce per esempio uno shampoo solido? Qual è il suo processo produttivo
dalla scelta degli ingredienti allo smaltimento? Il suo ciclo di vita?
“Noi siamo stati i primi nel 2019 a fare una linea completa di solidi (linea Co.So), che è importante
sottolineare non sono delle saponette. Da un punto di vista chimico, qualsiasi sapone, ottenuto da una
reazione data da una base e un olio, ha un ph tra 8,5 e 9. I capelli vanno lavati a un ph 5-6, altrimenti le
squame dei capelli si aprono, creando l’effetto paglia. Quindi shampoo e sapone sono due cose ben distinte.
Uno shampoo è un prodotto che ha ingredienti che mantengono un ph acido, sotto 7 neutro. Quindi, nello
sviluppare uno shampoo solido, nel 2019 ci siamo messi a cercare prima le materie prime, perché non tutte
le materie prime che sono liquide si riescono a trovare poi in formato solido, e già quello non è stato facile.
Oggi per esempio è molto più semplice questo passaggio. Poi, trovate le materie prime, occorre fare delle
prove. Nel 2019 non c’era una bibliografia su come fare uno shampoo solido efficace. Pensa che per
produrre il primo shampoo abbiamo fatto 97 formule diverse, per arrivare allo shampoo di oggi che è
paragonabile a uno shampoo liquido a livello di prestazioni. Per la scelta del packaging abbiamo scelto il
cartoncino FSC, insieme ad alcune accortezze come la scelta del cordoncino attaccato allo shampoo. Anche
per il consumatore deve essere semplice l’applicazione e l’uso del prodotto. Da lì abbiamo fatto tutta la
gamma, shampoo, bagnoschiuma, balsamo, intimo e detergente viso.
Su quell’onda, quando il solido ha acquistato visibilità sul mercato, molti produttori di saponi hanno iniziato
a spacciare i loro saponi per shampoo solido.
In generale, se tra gli ingredienti compare la soda caustica abbinata a un olio o burro, come olive oil o burro
di karitè, è sicuramente una saponetta.”
- Quali sono state e quali sono ancora le principali criticità?
“Sono diverse, una sicuramente è il reperimento delle materie prime. Certe materie prime di origine
vegetale con l’arrivo di richiesta anche dalle grandi aziende come Garnier, spesso sono difficili da trovare. E
la produzione di materie prime da fonte vegetale non è così ampia come quella di materie prime di fonte
petrolchimica, quindi certi estratti a volte non si trovano sul mercato, perché le grandi multinazionali ne
acquistano grandissime quantità. Così come è successo con la bioplastica. Noi nel 2014 abbiamo iniziato a
utilizzare la bioplastica e ai tempi non si sapeva bene neanche cosa fosse. Era uscita dalla Braskem, una
multinazionale, questa bioplastica, il PE, polietilene, ricavato dalla canna da zucchero. A quei tempi nessun
produttore di flaconi faceva questa cosa, per cui all’inizio è stato difficile anche trovare qualcuno che
producesse questa bioplastica. Abbiamo investito migliaia di euro, ai tempi la bioplastica costava il 30% in
più rispetto alla plastica normale. Adesso che la bioplastica è ormai una moda, non si trova neanche più sul
mercato, dato che le grandi aziende si accaparrano tutto. Sotto il Covid, per esempio, non si trovavano le
materie prime, perché molte aziende erano chiuse. Se ti manca un solo ingrediente per la produzione di
shampoo, la produzione non va avanti. Quindi c’era e continua ad esserci questa difficoltà nel reperimento
delle materie prime.
L’altra criticità associata a questo è la competitività con la GDO, la quale compra lotti interi di prodotti,
esaurendo poi le materie a discapito delle piccole aziende.”
- Guardando al futuro, avete in mente nuovi progetti o miglioramenti da mettere in
pratica?
“Per ora siamo abbastanza stabili, non abbiamo nuovi prodotti in arrivo, proprio perché non siamo come
aziende più commerciali che ogni sei mesi escono con una nuova linea di prodotti. Le formule a cui siamo
arrivati sono frutto di studi, prove e ricerche. Quindi diciamo che sono innovazioni più di prodotto che di
forma, ma al momento abbiamo una vasta gamma di prodotti e siamo stabili su questi. Ora stanno andando
di moda sul mercato tutti i prodotti nelle bustine da sciogliere nell’acqua, ma noi abbiamo visto che con il
tempo in realtà non sono prodotti stabili, quindi non è di nostro interesse investire in quella direzione. A
volte si è obbligati a fare dei cambiamenti per normativa, per esempio dall’anno scorso la Francia ha vietato
l’uso del biossido di titanio, che è un filtro minerale che si usa tantissimo nei solari, quindi si è costretti
anche dalla normativa a rivedere le formule e si occorre a ricerca e sviluppo per creare dei solari nuovi
senza l’utilizzo di titanio. Per cui a volte viene data la spinta di creare qualcosa di nuovo perché per legge
bisogna modificare le formule.”
- Quali consigli si sente di dare a giovani che vogliono orientarsi in un lavoro nel
settore della sostenibilità? Quali sono le competenze più richieste/utili?
“Sicuramente con uno studio, una laurea già orientata in questa direzione, al giorno d’oggi ci si spende
meglio, la parola sostenibilità è sulla bocca di tutti, quindi è importante per le aziende avere qualcuno di
qualificato in questo settore. Per il resto, l’informazione e la curiosità personale su certi temi è importante e
poi molte cose si imparano sul campo, facendo ricerca e testando i modelli nel concreto.”
Sostenere aziende come Officina Naturae è essenziale per adottare scelte più responsabili e consapevoli, nei
confronti di sé stessi, dell’ambiente e delle generazioni future.
Di particolare rilevanza è la linea di cosmetici solidi, per molte ragioni, dal minor consumo di acqua alla
facilità di stoccaggio e trasporto, che si traduce in un minore impatto in termini di logistica e consumo di
carburante. Inoltre, è comprovato che durano più a lungo, oltre al fatto di essere realizzati con ingredienti
naturali, biologici e cruelty-free.
Un aspetto cruciale dell'industria cosmetica solida è che rappresenta un passo avanti verso una vera e
propria rivoluzione ecologica, offrendo prodotti totalmente privi di plastica e più duraturi.
Una trasformazione sostenibile inizia definendo e affrontando obiettivi realistici che portino a cambiamenti
fattibili, mantenendo la qualità e la funzionalità dei prodotti.
Si parte dagli ingredienti, che devono essere il più possibile naturali e provenire da fonti sostenibili e
responsabili. I processi produttivi devono essere ottimizzati per risparmiare energia e risorse, producendo
meno rifiuti e contribuendo a un'economia circolare. Rendere gli imballaggi più sostenibili include l'uso di meno imballaggi (o nessun imballaggio), l'uso di materiali innovativi riciclabili o compostabili e/o soluzioni di
riutilizzo e ricarica.
Oltre agli approcci già citati, è importante il ruolo che le aziende hanno nell'educazione del consumatore,
sottolineando come queste pratiche influiscano sull'ambiente e sulla società.
Presso la bottega di Pacha Mama è possibile acquistare i prodotti di Officina Naturae e contribuire al
sostegno di realtà trasparenti e coerenti nei loro prodotti e ideali. Nel 2023 sono stati venduti circa 1763
prodotti.