La crisi alimentare colpisce anche il mercato del Commercio Equo e Solidale, costretto ad alzare i prezzi, compreso tra siccità e aumento dei costi delle materie prime. L’impennata dei costi di materie prime e dei carburanti di fa sentire.
«La crescita dei prezzi sarà generalizzata – dice Alessandro Franceschini, presidente di Altromercato la principale realtà di Commercio Equo e Solidale italiana – e alla base ci sono tre fattori. Da una lato il costo delle materie prime, seguito dalla forte richiesta di prodotti per motivi finanziari anche commerciali, ma anche l’aumento del corso dei trasporti dai paesi del Sud del mondo. Ci sono stati casi in cui il trasporto è costato più della merce. E poi bisogna aggiungere anche il costi per il refrigeramento delle mercati. Fino a questo momento la grande distribuzione ha cercato di contenere gli aumenti dei prezzi rigettando il problema sui produttori, ma nei prossimi mesi se non cambia nulla rischiamo un impennata». I listini dei prezzi sono già stati adeguati a febbraio, ma un ritocco è previsto anche per il mese di luglio.
La mannaia della siccità rischia di peggiorare la situazione
Ci sono posti dove non piove da oltre 120 giorni. Questo ormai è un dato di fatto e se in Europa si corre già ai ripari, con l’intenzione di razionalizzare l’acqua, in Africa l’acqua è già poca e i rischi sono altissimi.
«Da qualche anno – continua Franceschini – abbiamo un osservatorio con i produttori sul tema del cambiamento climatico. Per noi è un tema all’ordine del giorno perché i produttori della nostra rete sono i più colpiti. Le conseguenze peggiori potrebbero riguardare la produzione di caffè, perché è una pianta molto delicata. Le piante devono essere ombreggiate, e negli ultimi anni la quota di altitudine a livello del mare continua ad alzarsi. Le fasce più basse hanno problemi di siccità, ma sono colpite anche da parassiti e infestanti. L’altro problema riguarda le produzioni di riso».
La politica della formica salva Altromercato
Per il momento la rete di distribuzione dell’equo e solidale si è salvata grazie ad avvedute politiche che hanno limitato gli sprechi. «Quando abbiamo saputo del blocco dei porti – continua Franceschini – abbiamo comprato di più con l’obiettivo di garantire più prodotti. Non abbiamo problemi di approvvigionamento. In compenso si stanno verificando delle contrazioni delle vendite che hanno toccato anche noi, specialmente sui settori come il bio o la grande distribuzione». Il rischio per Altromercato è di vedersi bloccare la crescita in un momento che si sta rivelando positivo. Lo dice il primo bilancio sociale dell’azienda che ha 87 soci, il 54% dei quali sono donne, un fatturato di 34 milioni (nel 2021 in crescita del 13%) 87 soci e 225 botteghe di vendita in 74 provincie italiane. Alla fine dello scorso anno c’è stato un aumento di capitale di 1,5 milioni di euro, grazie a nuovo soci finanziatori.
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